Surrogati del paradiso
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 234, p. 3
Data: 2 ottobre 1955
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Nella specie vivente homo sapiens sono in corso due moti paralleli di liberazione che potranno operare, prima della fine del presente secolo, la trasformazione di alcuni aspetti essenziali della nostra vita.
Gli uomini tendono consapevolmente e con riuscita sempre più visibile alla liberazione dalla schiavitù del lavoro obbligato e meccanico, sia manuale che mentale, e inoltre mirano alla liberazione dalla prigionia del soggiorno fisso e forzato su questo pianeta.
Fino dai più lontani tempi l'uomo ha cercato sempre l'aiuto di animali e di strumenti per diminuire la sua fatica, studiandosi di ridurre al suo servizio anche le forze della natura. Ma soltanto con la rivoluzione industriale del secolo XVIII le invenzioni e le macchine si moltiplicarono tanto vertiginosamente e meravigliosamente da liberare la razza umana dalle fatiche più grossolane e dure. Nel secolo XIX questa rivoluzione divenne un trionfo, parve un'apoteosi, ma se crescevano le macchine e i prodotti cresceva anche il numero dei lavoratori e dei collaboratori addetti alle fabbriche. Ora, invece, si sta delineando una nuova rivoluzione ancora più sorprendente e radicale di quell'altra. Le macchine sono ideate e create dall'uomo ma hanno sempre meno bisogno di lui per compiere il loro ufficio e già esistono stabilimenti industriali vastissimi dove miracolosi apparecchi autonomi e automatici fanno tutto da sè e bastano quattro o cinque tecnici per ottenere ciò che richiedeva prima la presenza e l'opera di centinaia o migliaia di operai. Se continuerà il progresso dei capolavori elettronici, vedremo, tra qualche decennio, città industriali in piena attività, ma quasi deserte. Fin da ora gli uomini si sono liberati, per mezzo dei cervelli elettronici, da gran parte del lavoro mentale di natura più meccanica, quale sarebbe il calcolo con le sue complicate operazioni e registrazioni. Si va incontro a un'epoca di generali vacanze, di continue ferie e di leciti riposi.
Altro radicatissimo desiderio dell'uomo è stato sempre quello di volare, d'inalzarsi nell'aria, di sollevarsi sopra la terra. Il periodo più antico va dal mito di Icaro alla leggenda di Simon Mago, contemporaneo di San Pietro. Il periodo moderno comincia con gli studi e i sogni di Leonardo da Vinci — che è stato il primo a immaginare il razzo come propulsore delle macchine volanti — e finisce col trionfo dei fratelli Montgolfier (1783). Ma il periodo eroico e vittorioso ha inizio nei primi anni di questo secolo con l'aeroplano e poi con i proiettili a razzo che fanno sperare ai terriani di tragittarli fino alla luna ed ai pianeti più vicini.
L'uomo era stato condannato alla pena del lavoro e alla reclusione sulla terra. Egli spera, ai nostri giorni, di essere esentato da quella pena e di poter finalmente evadere verso altri corpi celesti. Se approfondite questi due sogni che, a quanto affermano i profeti scientisti, stanno per diventare realtà, vi accorgerete che l'uomo torna, per una strada tutta scientifica e fisica, alla eterna brama del paradiso. I beati del paradiso non lavorano ma contemplano e godono e hanno lasciato l'angusto carcere della terra.
L'aspirazione a una nuova vita paradisiaca, che ci liberi dalla servitù della fatica e ci trasporti in alto, nei cieli, è indistruttibile nel cuore umano. Quando l'uomo perde la fede si contenta — pur di non rinunziare a quel sogno — della materialità di macchine provvisorie, imperfette ed effimere.
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